Diario dal Con-Ciencias (Festival Zapatista delle Scienze per l’Umanita´)

Il 26 dicembre a San Cristobal e’ iniziato il Conciencias – Festival delle scienze per l’umanita’, ospitato dal CIDECI – unitierra, pensato e organizzato dai compagni base di appoggio dell’esercito zapatista di liberazione nazionale (EZLN) con l’appoggio di volontari provenienti da collettivi di tutto il mondo. Migliaia di persone provenienti da geografie diverse oggi sono qui,  ad ascoltare le domande che i popoli originari indigeni e zapatisti vengono a porre alla scienza. Come nel comunicato di apertura i Compas rimarcano e domandano se una scienza senza il popolo e’ una scienza vuota, senz’anima :
“In basso ci sono donne e uomini che studiano scienza scientifica, la buona scienza. Arrivano però i malvagi capitalisti che usano questa scienza per fare del male a chi ha scoperto questa scienza. Qual è il male?
 
1.- È usata perché il ricco diventi ancor più ricco, questa scienza.
2.- Il ricco cambia lo scopo per la quale è stata creata, le dà un altro uso, secondo la sua convenienza. Così ammazza e distrugge.
 
La stanno peggiorando sempre di più e aumenterà questo peggioramento contro di noi, gli esseri viventi, e madre natura.
 
Così è cominciato tutto il male, e continua e continuerà, ora sta già arrivando a un punto di gravità estrema”  (dal comunicato di apertura al Festival).

Fino al 5 gennaio dalle 10 di mattina alle 8 di sera si susseguiranno ricercatori, professori, studiosi delle piu’ disparate discipline scientifiche (matematica, tecnologie degli alimenti, biologia, genetica, robotica, fisica, astronomia, ecc ecc) che esporranno agli studenti zapatisti e agli uditori i loro temi di studio, rispondendo a una lunga lista di domande che i Compas gli hanno sottoposto all’inizio del festival. Durante i seminari i Compas stanno nelle file davanti, li vediamo entrare ordinatamente, prima le donne, poi gli uomini, tutti a volto coperto ma con abiti coloratissimi, alcuni hanno il cappello sopra il passamontagna, ad alcune donne si intravedono trecce e orecchini. Alla fine di ogni lezione possono fare delle domande mentre noi uditori stiamo nelle file posteriori e non possiamo parlare.

Fuori dalle aule nel bellissimo giardino del CIDECI una piccola folla colorata di persone chiacchiera, si scambia dubbi e opinioni, passeggia tra i banchetti di cibo, libri e artigianato.

Gli spunti di riflessione che ci arrivano dai seminari in soli due giorni sono moltissimi, il tema che ritorna ciclicamente e’ quello della dipendenza della ricerca dalle imprese e quindi della totale parzialita’ della ricerca scientifica che ormai e’ diventata solo uno strumento del capitalismo, un professore ci dice: “facciamo attenzione, quando ci dicono che qualcosa e’ scientificamente testato, chiediamoci, da chi? e perche’? Perche’ le ricerche indipendenti danno sempre risultati molto diversi da quelle finanziate da stato e imprese? Torna anche il tema del glifosato che in italia e’ stato ampliamente dibattuto nell’ultimo anno.
Una ricercatrice tedesca ci parla della differenza tra la scienza DELLA gente, fatta di usi e costumi, che e’ la scienza dei contadini, dei nostri nonni, e la scienza PER la gente, fatta di grandi sistemi per rispondere in larga scala alle esigenze mondiali ma ben poco vicina alle persone. La stessa scienziata ci parla di un aeroporto di Berlino che la popolazione e’ riuscita a trasformare in uno spazio per attivita’ “non capitalistiche” (tra cui orti sociali), salvandolo da una sicura edificazione.
Nel pomeriggio una specialista in tecnologie alimentari cerca maldestramente di parlarci di alimentazione facendoci rabbrividire.  I Compas hanno molte domande sull’argomento, su come trasformare e conservare il cibo, su cosa fa male e cosa no, ma pare che la scienziata abbia solo risposte legate alla produzione industriale mentre vede in quella contadina  troppi rischi di contaminazione (eppure i nostri nonni…).

Torniamo a casa con la testa che frulla e la sensazione che alcune piccole risposte alle domande dei Compas (almeno quelle su agroecologia e alimentazione) potrebbero arrivare anche dalle nostre reti, dove il lavoro di anni ha portato ad affiancare al lavoro contadino anche una ricerca “scientifica”, sara’ forse questa  “scienza della gente” di cui parlava la professoressa?

A guardarla da qui ci sembra che la nostra lotta di contadini per l’autodeterminazione,  l’accesso alla terra e la divulgazione dal basso dei saperi ad essa legati possa essere un tassello di queste altre lotte, quelle degli scienziati per una scienza piu’ umana, quella dei Compas per un mondo migliore.

Durante una conferenza ad un certo punto qualcuno cita Freire “Lavarsene le mani del conflitto tra il potente e il debole significa parteggiare col potente, non essere neutrali: ”. Allora forse e’ giunto il momento anche per noi di alzare lo sguardo da terra (purtroppo in quanto contadini non e’ sempre facile) e capire qual’é’ il nostro ruolo in queste lotte piu’ grandi e come possiamo dare il nostro contributo.

Una riflessione che ci ha accompagnato durante tutto il nostro viaggio e’ come poter dare uno spirito solido, dei principi irremovibili alla nostra lotta.Una lotta fatta di pratiche di autonomia che passo a passo diventano sempre più concrete ma dove risalta la mancanza di una base morale, spirituale e politica che sia chiara e tangibile.

Per noi vivere in campagna non è solo stare a contatto con la terra, la madre natura e in armonia con tutti gli esseri viventi, lo facciamo perchè crediamo che l’organizzazione dal basso di uomini e donne sia imprescendibile per la libertà individuale e collettiva, perche’ scegliere di lottare come una comunita’ contro il capitalismo ci fa sentire piu’ forti e  meno soli, perche’ non accettiamo la propieta’ privata e lo sfruttamento. Queste e piu’ motivazioni ci spingono a rispettare la terra, a non riempirla di pesticidi ad avere un’etica sul lavoro diversa da quella sistema dominante, ecc ecc

Il messaggio impressionante che questi popoli ci lanciano dalla selva Lacandona, da Los Altos de Chiapas e da tutte le comunità zapatiste e NON è la scelta collettiva dell’organizzazione , la scelta di una formazione politica costante che non si esaurisce in qualche commento da bar e critiche sterili senza proposte ( come spesso accade a noi europei) ma che cammina fianco fianco con le loro pratiche quotidiane e che li forma sin dal ventre materno.

Organizzatevi, non organizzatevi come abbiamo fatto noi. Loro stessi esplicitano il fatto di non essere un modello riproducibile in tutte le geografie, non ci chiedono di essere come loro, ci chiedono di  stare insieme a loro, con le nostre contraddizioni, debolezze, virtù e capacità.

Ora sta a noi fare un passo, sta a noi formarci come uomini e donne consapevoli che il capitalismo si abbatte con la cultura e le pratiche, con la creazione e la distruzione.

Ora sta a noi organizzarci e procurarci i mezzi culturali utili alla creazione del pensiero critico, delle proposte, dell’autonomia.

Vi lasciamo con alcune domande dei Compas per gli scienziati:

Scientificamente ci potete spiegare perché il capitalismo prepara delle crisi ogni tot di tempo per riattivare la sua economia?
Con tutti i danni che provocano i capitalisti al popolo con il cattivo uso della scienza, scientificamente si può creare una scienza veramente umana per non cadere in una scienza inumana, e, se si può creare veramente umana, e chi la può creare?
Noi con la nostra lotta di liberazione vediamo e sentiamo la realtà che provoca l’idra capitalista e dobbiamo fare qualcosa, per questo stiamo creando una nuova società e un mondo nuovo, per salvare la natura per il bene dell’umanità dove non ci sia ingiustizia, disuguaglianza, sfruttamento e miseria. Per questo abbiamo bisogno dell’unità dei popoli originari, di tutti gli sfruttati, gli artisti e voi come scienziati. Perché le invenzioni e le vostre scoperte sono molto importanti per lo sviluppo dell’umanità. Cosa ne pensate e cosa ne dite al riguardo?